Chimica ed archeologia: il fuoco greco

Avete mai sentito parlare del fuoco greco? Si tratta di un’arma micidiale usata per la difesa di Costantinopoli, l’odierna Istanbul, contro gli attacchi di Arabi, Bulgari ed Avari.

Fonti antiche riportano non solo della potenza distruttrice di tale arma, ma anche del terrore che essa suscitava nella mente dei nemici. Infatti, la peculiarità di quest’arma era il suo enorme potere detonante, l’infiammabilità, l’impossibilità di spegnerlo con l’acqua, il fatto che sembrava bruciare anche l’acqua e la sua tossicità. Tutte queste caratteristiche assieme generavano terrore e, si sa, una battaglia si vince anche e soprattutto col terrore, ovvero spaventando i nemici che sono, quindi, portati a combattere meno energicamente.

Ma non è questa la sede per una digressione storica o psicologica. Qui voglio solo puntare l’attenzione sulla chimica del fuoco greco.

Come era fatto?

In realtà la ricetta del fuoco greco non è nota esattamente. Tuttavia, fonti antiche riportano che esso fosse una miscela di calce viva, salnitro, zolfo e nafta/pece. Quelli che leggete sono ingredienti noti fin dall’antichità. Anche gli antichi Romani conoscevano questi prodotti. La nafta/pece era oltremodo nota in Oriente ed a Costantinopoli, in particolare, che deteneva il potere proprio sulle terre in cui questo prodotto maleodorante era particolarmente facile da trovare.

Ma veniamo alla chimica del funzionamento del fuoco greco.

La calce viva è ossido di calcio (CaO) che a contatto con l’acqua porta alla formazione di idrossido di calcio con una reazione fortemente esotermica:

CaO + H2O = Ca(OH)2 + E

Il calore (E) generato dalla reazione anzidetta serve per innescare la reazione di degradazione del salnitro, ovvero del nitrato di potassio (KNO3) anch’esso ben noto nell’antichità, secondo lo schema:

2KNO3 + E = 2KNO2 + O2

L’ossigeno prodotto da questa reazione, assieme al calore generato dalla reazione di formazione dell’idrossido di calcio, innesca la combustione della nafta/pece secondo lo schema:

CnHm + (n + m/4)O2 = nCO2 + (m/2)H2O

La nafta/pece è una miscela di idrocarburi (CnHm) più leggera dell’acqua ed immiscibile in essa. Questo vuol dire che non solo la nafta/pece galleggia sull’acqua, ma anche che essa si spande sulla superficie dell’acqua ed una volta a fuoco, le fiamme non possono essere spente mediante l’uso di acqua.

L’alta temperatura generata sia dalla reazione della calce viva  con l’acqua che dal processo di combustione della nafta/pece, innesca la reazione di ossidazione dello solfo ad anidride solforosa (SO2). Questa a contatto dell’acqua genera acido solforoso (H2SO3) che è particolarmente tossico:

S + O2 = SO2

SO2 + H2O = H2SO3

Gli alchimisti Bizantini dovevano essere veramente dei fini conoscitori della natura e dell’uomo per aver ideato un’arma di distruzione di questa portata la cui temibilità è riconosciuta ancora oggi

Per saperne di più:

http://tutto-sapere.blogspot.it/2015/09/sul-fuoco-greco.html

http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=446

http://www.medioevouniversalis.org/phpBB3/viewtopic.php?f=11&t=156#p6883

12 risposte a “Chimica ed archeologia: il fuoco greco”

  1. Mi limito a osservare che l’acido solforoso non esiste né puro né in soluzione acquosa, per cui la tossicità era sicuramente da imputare al diossido di zolfo.

  2. Ma dove potevano trovare il petrolio visto che a partire dalla metà del VII secolo tutto i territori ove questo poteva affiorare in superficie erano sotto il controllo arabo?

    1. Grazie per la domanda che mi ha fatto approfondire la parte storica dell’articolo. Come scrivo, il fuoco greco era fatto con nafta/pece. La pece può essere ottenuta per esempio dalla resina dei pini. Qui un link che spiega come: http://www.archiviostoricocrotone.it/ambiente-e-paesaggio/la-produzione-di-pece-e-deda-nei-boschi-di-policastro/. Questo vuol dire che non è necessario avere petrolio a disposizione.
      Non sono uno storico, quindi, ho cercato in rete un po’ di informazioni aggiuntive.
      Il fuoco greco fu inventato dai Bizantini che dominarono l’Oriente dal 395 al 1453. Un link in cui trovare queste info è qui: https://www.romanoimpero.com/2010/06/limpero-bizantino.html
      Si tratta, quindi, di un intervallo temporale piuttosto ampio durante il quale si è affinata la tecnica per la produzione di questa arma mediante l’uso del petrolio. Non essendo uno storico posso solo fare congetture e speculare sul fatto che con la caduta dell’Impero Bizantino sia andata perduta anche la ricetta del fuoco greco che era nota solo agli imperatori e pochi addetti.

    2. L’errore è considerare mondo romano (bizantino, per capirci) e mondo musulmano come i due blocchi Usa/Urss della nostra storia recente. Si combattevano, è innegabile, ma i contatti, i commerci e gli scambi sono sempre stati mantenuti perché non c’era, se non nei momenti più esasperati, una “ferrea cortina”, a dividere quelle parti di mondo.

      Il discorso è molto complesso, gli esempi molteplici. Ostrogorsky “storia dell’impero bizantino”, Kazhdan “Bisanzio e la sua civiltà”, e la nostra Silvia Ronchey Lo stato bizantino” sono alcuni degli studiosi di riferimento per approfondire il mondo romano orientale e i suoi rapporti con i vicini.

  3. Scusate, il nome esatto del chimico che ha commentato sul fuoco greco e’ “Minguccio” ci tengo, saluti.

  4. Si tratta di buona chimica che si basa sullo stesso principio della più recente polvere nera messa a punto dai cinesi e poi estensivamente applicata in tutti i conflitti sino alla prima guerra mondiale, quando è’ caduta in disuso con l’avvento della energia nucleare.
    Il bacino del mediterraneo e ‘ l’origine della nostra cultura.. O lo scopriamo adesso ?
    Un chimico

    1. Gentile Minguccio,

      in realtà non si tratta di chimica, bensì di alchimia. La spiegazione che legge nella breve nota che ho scritto, si basa sulle conoscenze chimiche sviluppatesi nel corso dei secoli.

      L’epoca in cui è stato ideato il fuoco greco (il VI-VII secolo d.C., all’incirca) è ben lontano dal XVII secolo che vede la transizione tra alchimia e chimica, intesa come scienza vera e propria.

      Fu Boyle ad essere l’artefice della predetta transizione grazie al suo “The skeptical chymist” in cui, per la prima volta, vengono formalizzate, nero su bianco, le linee guida del metodo scientifico da applicare per lo studio della natura.

      Per questo motivo si può dire con ragionevole certezza che l’ideazione del fuoco greco non ha seguito le procedure che seguiremmo noi oggi. Oggi, prima di ogni test, facciamo delle ipotesi di lavoro sulla base delle nostre conoscenze scientifiche e, basandoci su queste, realizziamo i nostri esperimenti. Nel VI-VII secolo d.C. si procedeva diversamente.

      La polvere nera, i cui ingredienti sono simili a quelli del fuoco greco, viene ideata molto più tardi e non sembra ci siano collegamenti tra l’uno e l’altra, almeno sulla base dei documenti esistenti. Peraltro, del fuoco greco non si sa bene la composizione. E’ un segreto che gli ideatori si sono portati nella tomba. La formulazione che descrivo in questo articolo si basa su documenti del periodo medievale.

      Nessuno dimentica nulla e, sinceramente, non si capiscono le ragioni del tono polemico della sua domanda. Il bacino del Mediterraneo è stata solo UNA delle culle della nostra cultura.

      Saluti a lei

    1. 😀 😀 Beh alla fine mi hanno dato istruzioni su come operare direttamente in HTML. Ho corretto sempre su iPad ed ora l’articolo si legge bene 😀

  5. Interessante, ma funziona? Cioè, qualcuno ha provato, con metodi documentati, a riprodurne sperimentalmente gli effetti in tempi recenti?
    Lorenzo

    1. Guardi, non so se sono state fatte prove in laboratorio dell’efficacia di questa miscela recentemente. Tuttavia, viste le tante domande e richieste che i lettori di questa “pillola di scienza” mi stanno facendo, sto aggiornando il testo man mano che trovo qualcosa di nuovo ed interessante. Per esempio ho appena aggiunto un link ad un blog in cui si descrive la storia del fuoco greco e l’ingegneristica dietro i lanciafiamme che venivano usati durante le battaglie navali (per comodità metto il link anche qui: http://www.medioevouniversalis.org/phpBB3/viewtopic.php?f=11&t=156#p6883). Come le dicevo, man mano che scopro informazioni interessanti provvederò ad aggiornare il testo. Cercherò anche di prove effettuate recentemente. Stay tuned 🙂

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