Nuove frontiere nella sintesi delle plastiche

Oggi sono stato intervistato da Juanne Pili su una nuova tecnologia per la sintesi di plastiche che cambiano il nostro approccio al riciclaggio.

Si tratta di plastiche in cui i sistemi carboniosi polimerici contengono dei legami dichetoenamminici (Figura 1).

Figura 1. Fonte

Questi  legami rendono le nuove plastiche più facilmente idrolizzabili in soluzioni acquose di  acidi forti rispetto alle plastiche tradizionali. Una volta idrolizzate le plastiche di nuova generazione, è possibile isolare i prodotti che si ottengono che possono essere riutilizzati per la sintesi di altra plastica.

L’intervista completa è su Open al seguente link:

Per saperne di più

1. https://www.nature.com/articles/d41586-019-01209-3?error=cookies_not_supported&code=297942b7-4d78-4834-a981-f524d7334160

2. https://www.nature.com/articles/s41557-019-0249-2

 

Xylella, scienza e superstizioni

Riporto da un post di Enrico Bucci:

“Le misure contro la Xylella fastidiosa sono spesso attaccate da un variegato mondo che ama definirsi ambientalista e libertario, il quale ciancia di attacco alla democrazia, di misure imposte senza prove e di pericoli per la salute.

Oltre 150 scienziati del settore, tra cui alcuni Lincei, ricercatori, medici, giuristi, amministratori locali, imprenditori agricoli, naturalisti e chi è o è stato in prima linea – tra loro il generale Silletti – ci dicono una sola cosa: non è così, basta bugie.

Trovate al link qui sotto le loro considerazioni e la possibilità di lasciare il vostro nome per unirvi a loro.”

Contro la disinformazione sull’epidemia di Xylella fastidiosa

Io ho firmato perché ritengo che il mondo scientifico debba risollevarsi contro questo rigurgito di superstizioni che alimenta solo interessi personali.

Fonte dell’immagine di copertina: https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Ostuni_olive_grove_SS379-3339.jpg

Fart chemistry

Stavolta il titolo è in inglese. “Fart chemistry” dà l’idea di qualcosa legato alla fantascienza. Invece si tratta di una chimica legata alla salute umana, e che, prosaicamente, può essere identificata come “chimica delle scoregge“. Ebbene sì. Le flatulenze con odori più o meno forti sono inquadrate nell’ambito di quel ramo della chimica/biochimica/medicina che viene indicato come “flatologia“. Gli scienziati che si occupano di flatologia sono indicati come “flatologi“.

Fart composition

La composizione chimica di una flatulenza cambia da individuo ad individuo in funzione delle caratteristiche del suo metabolismo e da ciò che mangia.

La composizione tipica, ma anche più semplice, è: azoto molecolare, idrogeno molecolare, anidride carbonica, ossigeno molecolare e metano. Si tratta, insomma, della composizione dell’aria che respiriamo, sebbene con rapporti relativi alquanto differenti. Per esempio il metano può raggiungere l’ammontare del 10% in volume nei casi più estremi.

Nessuno dei gas citati ha odore. Allora la domanda nasce spontanea: come mai le flatulenze hanno odori sgradevoli che vanno da quello delle uova marce a quello del pesce e della carne in putrefazione?

Ebbene, tutto dipende da ciò che mangiamo, come dicevo. La Figura 1 mostra le molecole più importanti che sono state identificate nei gas prodotti dal nostro intestino

Figura 1. Molecole tipiche presenti nei gas prodotti dal nostro intestino

Tra tutte le molecole mostrate in Figura 1, il tipico odore di uova marce è dovuto ai composti contenenti zolfo, l’odore di feci è dovuto a scatolo e indolo, le ammine volatili “sanno” di pesce andato a male, mentre l’odore degli acidi grassi a catena corta assomiglia a quello del burro rancido.

La cosa “simpatica” è che quando ero studente, i professori ci dicevano di fare attenzione quando maneggiavamo sistemi volatili contenenti zolfo. Questi hanno non solo la peculiarità del cattivo odore, ma anche quella di attaccarsi ai tessuti. Per questo motivo, i profs ci invitavano caldamente ad usare le cappe ed i camici per non rischiare di impestare i vestiti ed essere costretti a denudarci prima di poter entrare in casa. Insomma…se vi scappano flatulenze dal caratteristico odore di uova marce mentre siete seduti sul divano, ricordatevi che l’odore può persistere nel tempo perché le molecole descritte nella Figura 1 possono attaccarsi al tessuto del divano allontanandosi da esso molto lentamente.

Non c’è che dire. Una miscela micidiale in quanto a “profumo”. Apriamo le finestre

Fonte: http://ilsilenziodielia.blogspot.com/2010/07/finestre-aperte.html
Per saperne di più

What Is a Fart Made Of?

The chemistry of farts

The composition of human fart gas

Fonte dell’immagine di copertinahttps://m.baklol.com/baks/Health/12-Shocking-Reasons-Why-You-Sh-_2236/1

Orbitali e premi Nobel

Mettendo ordine nel mio ufficio, mi è capitato tra le mani un articolo che avevo stampato tempo fa ed apparso su Angewandte Chemie International Edition English nel 1969. Chi si occupa di scienza nel campo chimico sa che si tratta di una delle riviste più accreditate del settore: i chimici farebbero carte false pur di veder pubblicato un lavoro su questa rivista. Il lavoro in questione è quello che vedete nell’immagine seguente: The conservation of Orbital Symmetry.

Roald Hoffmann ha vinto il premio Nobel nel 1981 per i suoi studi sui meccanismi di reazione assieme a Kenichi Fukui. I due scienziati svilupparono, indipendentemente l’uno dall’altro, la teoria in base alla quale si sviluppano le reazioni chimiche. Sul sito di Ang. Chemie Int. Ed. En. si trovano sia la Nobel lecture di Fukui dal titolo The Role of Frontier Orbitals in Chemical Reactions (immagine qui sotto)

che quella di Hoffmann dal titolo Building Bridges Between Inorganic and Organic Chemistry (immagine qui sotto)

Se Hoffmann e Fukui hanno vinto il premio Nobel per le loro ricerche nell’ambito della chimica teorica che hanno consentito l’elaborazione dei meccanismi di reazione come oggi li conosciamo, Robert B. Woodward (il primo autore della prima immagine riportata in questa breve nota) vinse il premio Nobel quattro anni prima del predetto articolo su Angew. Chemie Int. Ed. En. “for his outstanding achievements in the art of organic synthesis“.  Da notare: “art of organic synthesis“. Eh…sì…perché la sintesi chimica è a metà tra scienza ed arte. Occorre una enorme fantasia associata ad una profonda conoscenza chimica per poter sintetizzare un qualsiasi composto chimico. Il contributo di Woodward va dall’elaborazione della via sintetica della chinina, a quella del colesterolo, passando per il cortisone, la stricnina, l’acido lisergico e la cefalosporina. Sicuramente notevole è la via che egli elaborò per ottenere in laboratorio la vitamina B12 di cui potete trovare un pezzo nella figura qui sotto e nel link ad essa associato (basta cliccare sull’immagine).

Come dicevo altrove, la chimica ci è amica. Non tutti i prodotti di sintesi sono pericolosi, ma del resto la pericolosità di un prodotto è solo legata al cattivo uso che di esso si fa, come scrivevo già un po’ di tempo fa:

Contraddizioni culturali e paradossi cognitivi. Naturale / buono = chimico / tossico

Fonte dell’immagina di copertinahttps://www.unidformazione.com/orbitali-ibridi/

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