Omeopatia, agricoltura e biodinamica®

 

È di questi giorni la notizia relativa ad un congresso sulla biodinamica® ospitato (quindi patrocinato) dal Politecnico di Milano che ha visto la senatrice Elena Cattaneo autrice di una lettera aperta al Rettore di detta Istituzione (qui) per paventare i pericoli legati alla sponsorizzazione della pseudo scienza da parte delle Istituzioni Universitarie. Non voglio spendere più di tante parole in merito a questa pratica di carattere esoterico perché ne hanno già parlato professionisti e colleghi molto qualificati. Per esempio Donatello Sandroni ha descritto dell’inconsistenza della fede nella biodinamica® in un bell’articolo qui, mentre Enrico Bucci ed Ernesto Carafoli ne hanno discusso qui. Voglio anche evidenziare che nel momento in cui scrivo questo post, la pagina relativa al predetto convegno, ospitata sul sito dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica®, sembra essere sparita. Se non ci credete, basta andare sul sito, cliccare su “Eventi” e verificare che l’ultimo convegno elencato è quello del 2016 (Figura 1). Il convegno del 2018 non compare. Per averne certezza, ho ripreso la pagina del CICAP in cui si parlava di questo evento (qui) ed ho cercato di raggiungere la locandina del convegno dai link ivi riportati. Il risultato? lo potete vedere cliccando qui.

Figura 1. Finestra in cui non compare il convegno del 2018

Ora il programma del convegno è in “News” (Figura 2).

Figura 2. Dove trovare il programma del Convegno 2

Dalla finestra a tendina di News bisogna cliccare su “Biodinamica News” (Figura 2) e dalla pagina mostrata in Figura 3, selezionare “Un convegno per la libertà degli agricoltori e dei ricercatori”.

Figura 3. Pagina “Biodinamica News”

A questo punto, bisogna scorrere fino in fondo e cliccare su “Clicca qui per visionare il PROGRAMMA COMPLETO” (Figura 4).

Figura 4. Pagina da cui scaricare il programma del convegno sulla biodinamica

Solo dopo tutte queste operazioni compare, finalmente, il programma completo che qualche giorno fa era raggiungibile in modo molto meno macchinoso (per scaricare il programma cliccare qui).

La Naturphilosophie di steiner e la biodinamica

Appare evidente che la sollevazione occorsa in rete da parte del mondo scientifico ha avuto un effetto inaspettato per coloro i quali hanno organizzato questo evento e nonostante tutte le conferme arrivate da diverse associazioni che, a vario titolo, lo patrocinano. Qui si può leggere l’elenco di coloro i quali hanno difeso le proprie scelte nel patrocinare questo famoso convegno. C’è addirittura chi parla di “libertà di ricerca” (per esempio qui e qui) alimentando l’idea che esista una ortodossia scientifica, simile a quella religiosa, che si oppone ai cambiamenti innovativi perché non compresi e temuti dai “santoni” di quella che viene definita “scienza ufficiale”. A parte il fatto che non esiste alcuna “scienza ufficiale”, ma una sola scienza che è quella che fa uso del metodo scientifico di cui ho parlato in diversi articoli (qui), non si capisce di quali innovazioni si dovrebbe aver paura. La biodinamica® nasce all’inizio del XX secolo nella mente di un tal Rudolph Steiner che, di fatto, applica principi esoterici (come per esempio forze cosmiche ed energie astrali) all’agricoltura. Se volete avere un’idea di cosa sia l’agricoltura pensata da Steiner basta leggere qui. È chiaro dai documenti  citati che si tratta di vera e propria fuffa che si basa anche sulle teorie esoteriche di Hannheman pubblicate per la prima volta nel 1810 nel “The organon of medicine”. Devo aggiungere che le idee strampalate di Rudolph Steiner erano abbastanza di moda all’inizio del XX secolo e rientravano nell’ambito della “Naturphilosophie” che fu, poi, abbracciata anche dal nazionalsocialismo tedesco che in ambito pseudoscientifico non si può dire non fosse all’avanguardia (ma di questo parlerò in un altro post). Volete sapere cosa scrive Philip Ball (se volete conoscerlo basta cliccare qui) a proposito di Steiner nel suo “Al servizio del Reich. Come la fisica vendette l’anima a Hitler”  (Einaudi, 2013)? Ecco:

L’entusiasmo del regime nazista per questo tipo di misticismo e pseudoscienza è ben documentato, per quanto forse non si siano ancora approfondite a sufficienza le assonanze tra fascismo, Naturphilosophie, misticismo con tratti da culto di Rudolf Steiner e antroposofia da una parte, e le confortanti certezze di certe credenze New Age dall’altra.

e ancora:

Steiner è stato difeso dall’accusa di avere simpatie naziste, e sicuramente pare non fosse apprezzato dai nazionalsocialisti stessi. Non avrebbero però probabilmente trovato niente da ridire in questo suo commento: «Gli ebrei in quanto tali sono sopravvissuti a se stessi da molto tempo. Non hanno diritto di esistere nella vita moderna delle nazioni. Che siano ugualmente sopravvissuti è un errore da parte della storia del mondo, di cui c’erano da aspettarsi le conseguenze» (R. Steiner, Gesammelte Aufsätze zur Literatur, 1884-1902, Rudolf Steiner Verlag, Basel 1971, p. 152).

Avete capito il tipo? Certo. Nel corso della storia scienziati famosi, che hanno fornito un enorme input all’avanzamento delle conoscenze, non sono stati irreprensibili sotto l’aspetto etico. Ricordiamo Haber per esempio?  Oppure Lennard e Starck? Il primo, dopo aver ottenuto la fissazione dell’azoto molecolare in ammoniaca, fu l’artefice dei primi gas bellici usati nella prima guerra mondiale. Gli altri due, dopo aver dato un contributo alla meccanica quantistica, sposarono il nazismo e le sue tesi antisemite. Almeno, però, i loro nomi sono scritti nella storia della scienza e ricordati solo per il loro contributo ad essa. Steiner, non solo si inseriva a pieno titolo nell’antisemitismo tipico degli inizi del novecento, ma non diede alcun contributo scientifico. Eppure  oggi c’è ancora gente che segue le indicazioni della pseudoscienza di Steiner che ha tutte le caratteristiche di una fede religiosa in cui il Dio canonico è stato sostituito dalla Natura benigna (anche sul significato che l’ortodossia ambientale attribuisce al termine “natura” mi ripropongo di tornare in seguito).

La agro-omeopatia

L’esoterismo biodinamico trova  un forte appoggio nel mondo dell’omeopatia. Non può essere altrimenti dal momento che tutta la filosofia steinariana è permeata dalle idee hannhemaniane. Di queste idee ne ho già discusso altrove (qui trovate tutta la serie di articoli che ho scritto al riguardo). L’applicazione dei principi omeopatici all’agricoltura ha dato vita a un nuovo filone che alcuni definiscono scientifico che prende il nome di agro-omeopatia.  Quali sono i principi dell’agro-omeopatia? Li potete leggere in una intervista sul sito web di lifegate, qui.

Il mio non vuole essere un attacco a nessuno, ma solo una valutazione critica di quanto scritto in una intervista accessibile a tutti. A chi è privo di conoscenze scientifiche, ciò che è riportato nell’intervista può sembrare plausibile e, di conseguenza, indurre a pensare che l’ortodossia scientifica, la stessa di cui parlavo prima ma che – di fatto – non esiste, si oppone alla libertà di ricerca ed impedisce ai novelli Giordano Bruno ed ai sempiterni Galileo Galilei di non esprimere il loro genio.

L’effetto placebo

Andiamo con ordine e vediamo quali sono i limiti di ciò che è scritto nell’intervista.

le piante, non avendo un sistema nervoso, non sono influenzabili da un punto di vista psichico, dunque sono immuni dall’effetto placebo. L’obiezione che viene sempre fatta da coloro i quali non credono nell’efficacia dell’omeopatia è proprio che agisca sull’onda dell’effetto placebo, anche quando viene applicata agli animali oltre che alle persone.

Il primo punto su cui mi preme centrare l’attenzione è proprio il concetto di effetto placebo. In pratica si sta affermando che esso si osservi solo su organismi viventi dotati di “coscienza” o “consapevolezza”. Le piante, in quanto prive di sistema nervoso, non hanno né l’una né l’altra e, di conseguenza, non è possibile parlare di effetto placebo.

Cos’è l’effetto placebo?

Ne ho parlato già diverse volte e ne ho discusso anche nel mio “Frammenti di chimica. Come smascherare falsi miti e leggende”. L’effetto placebo è uno dei due effetti che si osservano quando si assume un farmaco. Il primo è un effetto curativo vero e proprio legato all’azione del principio attivo che influenza, da un punto di vista chimico, i nostri processi metabolici. Il secondo è un effetto curativo, di tipo psicologico, legato all’idea di assumere un rimedio con effetti curativi. È proprio quest’ultimo che viene indicato come effetto placebo. Nella comune pratica clinica, la sperimentazione viene sempre effettuata contro un rimedio placebo, ovvero un rimedio che non ha effetti curativi di tipo biochimico, ma che induce solo un effetto curativo di tipo psicologico. Questo allo scopo di distinguere la reale efficacia biochimica e verificare che un principio attivo sia più efficiente del solo placebo. Se questa condizione non si verifica, ovvero se il principio attivo funziona esattamente come il placebo,  esso viene definito come “non migliore del placebo”. Perché un placebo possa avere un qualche effetto è necessario che l’individuo sia cosciente ed in stato di veglia. Inoltre, il soggetto deve essere sottoposto ad inganno, ovvero non deve sapere che sta assumendo il placebo. In realtà le cose sono molto più complicate di così. Come sottolineavo in un altro post (qui), uno studio recente (questo) pare abbia dimostrato che l’effetto placebo possa aver luogo anche quando il paziente non viene ingannato. Mentre sono chiari i meccanismi dell’effetto placebo che si ottiene quando un paziente cosciente ed in stato di veglia viene “ingannato” (invito a tal proposito a leggere il bellissimo libro divulgativo del Prof. Dobrilla dal titolo “Cinquemila anni di effetto placebo”), non si sa ancora bene cosa accada quando, invece, non c’è inganno.

“Ma stai divagando e stai dando ragione a quanto scritto nell’intervista”, direte voi. Non è esattamente così. Ho solo, per ora, evidenziato che i meccanismi di tale effetto sono complessi e non basta dire che occorre “coscienza” o “consapevolezza” perché si abbia effetto placebo. Dirò di più. Proprio perché i meccanismi di tale effetto sono complessi, essi si osservano anche laddove la logica spicciola legata a “coscienza” e “consapevolezza” sembrerebbe indicarci che esso non possa realizzarsi. Cosa voglio dire? Ne ho già parlato qui, ma, come dicevano i nostri antenati, “repetita iuvant”.

I meccanismi dell’effetto placebo

Quando si fa un esperimento di qualsiasi tipo, bisogna fare in modo che i pregiudizi di conferma vengano opportunamente riconosciuti e tenuti sotto controllo. Cosa vuol dire questo? Se decido di fare un esperimento su un essere vivente, come un bambino, un topo o una pianta, devo tener conto anche dei miei atteggiamenti nei confronti dell’essere vivente sotto osservazione. Per esempio, uno dei meccanismi dell’effetto placebo è quello che prende il nome di apprendimento per imitazione. Esso consiste nel fatto che un essere vivente, come un bambino, possa modulare il suo comportamento osservando e imitando o emulando le azioni di un individuo di riferimento come un genitore. Se il genitore si aspetta che il figlio guarisca dalla patologia per assunzione di uno zuccherino, indurrà nel bambino, attraverso la sua gestualità ed il suo comportamento generale, un analogo comportamento, assimilabile alla riduzione degli effetti della patologia, anche se non c’è reale guarigione. Vogliamo dimenticare poi il meccanismo che prende il nome di condizionamento Pavlov? Quando ero più giovane possedevo un bellissimo meticcio di pastore belga chiamato Pluto (sia perché era simpatico come il cane di Topolino, sia perché era nero come l’entrata dell’Ade di cui Pluto era custode nella mitologia Latina). Ebbene, a quell’età ero convinto che fosse un cane non particolarmente intelligente perché ogni volta che veniva aperto il cassetto delle posate si precipitava in cucina per mangiare anche se non era l’ora del pasto. All’epoca, non avevo ancora capito che era soggetto al condizionamento Pavlov. Quando da cucciolo gli davamo da mangiare (sia io che uno qualsiasi dei membri della mia famiglia), aprivamo il cassetto delle posate per prendere l’apriscatole per poter aprire le scatolette di cibo per cani e una posata per mettere il cibo nella ciotola. Pluto aveva associato il rumore del cassetto delle posate al cibo. Per questo motivo ogni volta che, per un qualsiasi motivo, veniva aperto il cassetto delle posate, si precipitava a spron battuto in cucina indipendentemente dal fatto che fosse il momento del pasto oppure no. Lo stesso accade in laboratorio quando si fanno esperimenti con gli animali. Si induce un comportamento di un certo tipo perché l’animale associa quel comportamento a una qualsiasi forma di ricompensa. Ma non basta. Se uno crede che l’uso dello zuccherino, in qualche modo, permetta la guarigione dell’animale, deve tener conto di alcuni altri fattori che pure vengono inquadrati sotto il termine di “effetto placebo”. Se l’animale è malato, il proprietario avrà la tendenza a curarlo meglio, magari riscaldando di più l’ambiente, fornendo cibo migliore o in quantità più elevata. L’attenzione che il proprietario dell’animale ha verso il suo “assistito” facilita il processo di guarigione esattamente come quando noi da piccoli ci sentivamo subito meglio quando la mamma ci dava il bacetto sulla bua. Per quanto riguarda il mondo vegetale, l’effetto placebo si traduce nel fatto che l’osservatore vuole vedere un miglioramento che non esiste semplicemente perché si è innamorato delle sue ipotesi e, inconsapevolmente, scarta tutte le osservazioni che non soddisfano ciò che gli piace.

Cosa si conclude da tutto questo? Che quanto scritto nell’intervista in merito all’effetto placebo è troppo semplicistico. Le piante, come qualsiasi altro essere vivente, sono soggette ad effetto placebo anche se non hanno un sistema nervoso.

La dinamizzazione

Uno dei cavalli di battaglia degli amici dell’omeopatia è quello della succussione che serve per dinamizzare l’acqua in modo tale che l’essenza del principio attivo venga trasferita al network di legami a idrogeno che tengono unite le diverse molecole di acqua. È l’essenza del principio attivo che rimane “impressa” nell’acqua ed agisce in modo tale da alterare i processi metabolici degli organismi viventi. Appare chiaro da questa breve spiegazione che la succussione e, quindi, la dinamizzazione (che vuol dire trasferire la forza del principio attivo al solvente) consentono di ottenere dei sistemi in cui la presenza fisica del principio non è necessaria: basta solo che la sua essenza, o forza vitale, si trasferisca al solvente. Cosa ha a che fare tutto questo con la scienza? Alla luce delle conoscenze attuali ed in base alla definizione stessa di scienza, nulla. Si tratta solo di principi metafisici del tutto slegati da quello che è il pragmatismo scientifico. Per comprendere i limiti scientifici di questo approccio metafisico, devo rimandare o al mio libro, oppure ad articoli del blog in cui ho già discusso di queste cose (qui).

Nell’intervista si va anche oltre quello che è il concetto di dinamizzazione di Hannheman. Leggiamo:

La dinamizzazione è fondamentale. All’inizio della sperimentazione abbiamo lavorato con diverse tesi, una era il controllo negativo da ottenere attraverso semi stressati trattati con acqua distillata; poi abbiamo preparato l’acqua dinamizzata alla 45esima senza principio attivo, adottando lo stesso protocollo usato per l’arsenico; in seguito abbiamo creato la 45esima decimale del triossido di arsenico con diluizione e dinamizzazione e infine abbiamo preparato un arsenico diluito alla 45esima senza dinamizzazione intercalare, quindi semplicemente facendo gli step di diluizione.

In pratica, oltre alla semplice acqua distillata, si afferma di aver preparato acqua dinamizzata diluendo l’acqua distillata. E cosa si osserva?

l’arsenico alla 45esima DH era sempre stimolante in maniera significativa; l’acqua alla 45esima DH aveva anch’essa un effetto stimolante ma meno significativo rispetto a quello dell’arsenico; l’arsenico semplicemente diluito alla 45esima, senza dinamizzazione, era esattamente come l’acqua di controllo

In altre parole, l’acqua distillata diluita e dinamizzata ha anche essa un effetto sulle piante. Cioè…se sbatto l’acqua seguendo le regole tipiche dell’omeopatia, il prodotto che ottengo, che chiamo acqua dinamizzata alla i-esima diluizione, ha effetti stimolanti sulle piante. E l’effetto stimolante è lo stesso dell’arsenico. Allora, se decido di verificare queste cose usando diluizioni omeopatiche di qualche altro principio attivo, mi devo aspettare che l’acqua dinamizzata diluita tante volte abbia un effetto simile (o anche opposto, non importa) rispetto a quello del principio che sto valutando per il semplice fatto che sto preparando i miei prodotti nello stesso laboratorio ed essi, in un modo che non riesco a comprendere, si trasmettono tra loro le informazioni necessarie a stimolare oppure no le piante. Inoltre, talvolta l’acqua diluita e dinamizzata funziona come l’arsenico, talaltra, invece, come un qualche altro principio attivo. Insomma, come dicevo prima, con queste parole siamo ben oltre la metafisica di Hannheman. Solo che riesco a comprendere e giustificare Hannheman perché ai suoi tempi la scienza non aveva ancora raggiunto lo sviluppo odierno; capisco molto meno queste affermazioni oggi perché non sono giustificabili in alcun modo.

Le pubblicazioni scientifiche

A nulla vale dire che questi sono risultati pubblicati in riviste scientifiche con peer review ed impact factor:

Abbiamo pubblicato sempre su riviste internazionali indicizzate con referee. Per pubblicare su riviste internazionali lavorando nel settore dell’omeopatia bisogna essere irreprensibili.

Né la peer review né l’impact factor assicurano la qualità di un lavoro scientifico. Vogliamo forse dimenticare quanto scritto da Benveniste su Nature o da Wakefield su Lancet? Tutt’al più i parametri anzidetti sono indice di serietà della rivista che, anche dopo aver pubblicato un lavoro, si assicurano che esso venga ritirato dalla letteratura nel momento stesso in cui la comunità scientifica si accorge della fallacia dello stesso. In ogni caso, le riviste scientifiche in cui l’intervistata pubblica sono, grosso modo, sempre le stesse e tutte invariabilmente legate al mondo dell’omeopatia. Per quanto mi è dato sapere non ci sono lavori pubblicati su riviste non di quel settore.

Conclusioni

Mi rendo conto di essere stato alquanto critico prendendo in considerazione unicamente le parole scritte in una intervista. Queste possono essere fuorvianti, considerando la semplicità con cui deve essere scritto un articolo di giornale. Mi riservo quindi di entrare nei dettagli delle varie pubblicazioni scientifiche scaricandole e leggendole con attenzione.

Frammenti di Chimica è su “Gravità Zero”

Gravità Zero è un blog che riporta sempre delle interessantissime informazioni in ambito scientifico-tecnologico. Oggi pubblicano un’intervista che mi ha fatto Walter Caputo che, qualche giorno fa, ha anche recensito il mio “Frammenti di Chimica” per il blog “Cibo al microscopio“.

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INTERVISTA AL PROF. PELLEGRINO CONTE, AUTORE DI “FRAMMENTI DI CHIMICA”

di Walter Caputo

Ho recentemente letto il libro “Frammenti di Chimica“, scritto dal Prof. Pellegrino Conte, Ordinario di Chimica Agraria presso l’Università degli Studi di Palermo, e pubblicato da C1V Edizioni. Ho poi scritto una recensione – inerente soprattutto le bufale sullo zucchero – sul blog Cibo al microscopio.

Successivamente ho pensato a delle questioni generali che interessano tutti i lettori non chimici, e quindi ho posto alcune domande al Prof. Conte. Qui sotto potete leggere le sue risposte. Spero vi siano utili per individuare le bufale, capire quando un articolo scientifico è attendibile e – infine – trovare una strada per comprendere la chimica

Quando leggiamo una qualunque notizia, quali sono i principali elementi che ci fanno sospettare che si tratti di una bufala?

Non è facile. Le bufale ben costruite mescolano notizie vere, verosimili e false in modo tale che l’insieme appaia molto credibile. Chi non ha una preparazione tecnica, non è in grado di distinguere il vero dal falso e, di conseguenza, non è in grado di capire se ciò che legge/sente sia reale oppure no…[continua]

 

Frammenti di chimica. La recensione di Walter Caputo

Anche il mio amico Walter Caputo ha recensito “Frammenti di Chimica” per il blog “Cibo al Microscopio”.

GLI ZUCCHERI SPOGLIATI DI MITI, LEGGENDE E FAKE NEWS

di Walter Caputo

Quante persone entrano in un bar e scelgono di bere un caffè con zucchero di canna? Credo che siano molte, ma credo anche che non sappiano perché evitano lo zucchero bianco, ovvero il comune saccarosio. Probabilmente alcuni rifiutano lo zucchero bianco perché è raffinato e sono convinti che faccia male. Sicuramente tali persone non hanno conoscenze chimiche adeguate e hanno deciso di informarsi sullo zucchero da chi non è chimico o da chi ha interesse a vendere determinati prodotti o da chi mette in circolazione fake news su una certa categoria di prodotti, per avvantaggiare i prodotti “concorrenti” o alternativi. C’è poi anche chi si perde in mille commenti e sottocommenti di facebook, scritti da soggetti che non hanno alcun titolo inerente la materia e anche da qualcuno che il titolo ce l’ha, e magari anche le competenze e l’esperienza, ma viene attaccato ai polpacci da tutti gli altri, che sono tanti, agguerriti e spesso maleducati[continua]

Fonte dell’immagine di copertinahttps://ciboalmicroscopio.blogspot.com/

Frammenti di Chimica. La recensione di Nicola Porro

“Frammenti di chimica. Come smascherare falsi miti e leggende” è stato recensito da Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale. La recensione è apparsa il 4 Novembre 2018 sia in forma cartacea (Figura 1) che on line, qui.

Figura 1. “La biblioteca Liberale” di Nicola Porro. Il Giornale 04.11.2018
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La vera scienza ha solo un metodo corretto.

di Nicola Porro

Indro Montanelli aveva definito i bordelli come le uniche istituzioni italiane in cui la tecnica venisse rispettata e la competenza riconosciuta. Oggi che l’istituzione non esiste più (regolamentata, voglio dire), a seguire Montanelli non ve n’è alcuna ove la tecnica sia rispettata o la competenza, quando c’è, riconosciuta. Anzi, se ricordiamo che oltre trent’anni fa, ai tempi del primo referendum sul nucleare, ai competenti del tema era inibito parlare perché, in quanto competenti, erano considerati anche “di parte”, se ne deduce che si avesse titolo a tanto più “discettare su” e “occuparsi di” un problema solo quanto più incompetenti si fosse stati. Ma allora non c’era internet: oggi, dal basso di una tastiera, chiunque può assurgersi a competente di qualsiasi cosa. Potremmo chiamarla demcrazia dell’esternazione. Grazie a essa, casalinghe annoiate possono disquisire di vaccini e irriducibili santoni dire che il bicarbonato è ottimo per curare il cancro.

La democrazia è un delicatissimo fiore e, se non è maneggiato con la massima cura, appassisce fino a marcire. In particolare, la democrazia non si applica alla scienza, intendendo con ciò il metodo scientifico. E negli odierni tempi di malintesa democrazia, i rischi di deterioramento crescono col crescere degli incompetenti, alla cui voce internet concede ampia eco. Per fortuna ogni tanto siamo deliziati dalla voce, anche se non sufficientemente possente, dei veri competenti. Una di queste rare e flebili voci è quella del Prof. Pellegrino Conte, ordinario di Chimica Agraria dell’Università di Palermo, che ci aiuta a “smascherare falsi miti e leggende”, come recita il sottotitolo del suo “Frammenti di Chimica” (C1V edizioni).

Non è un libro di chimica tradizionale, sennò non saremmo qui a scriverne (diciamo che il sottotitolo è più appetitoso del titolo), ma è una cassetta degli attrezzi per distinguere il vero dal verosimile, o dal palesemente falso. Bisogna sempre diffidare, avverte l’autore, dei santoni che dicono di essere dei novelli Giordano Bruno o redivivi Galileo Galilei e che lamentano di essere vittime della scienza ufficiale: non esiste alcuna scienza ufficiale! Così come non esiste il consenso scientifico: esiste solo il metodo scientifico. Ed è proprio sulla natura del metodo scientifico che l’autore ci illumina, in modo accattivante e piacevole. Gli esempi trattati sono molteplici, dall’immancabile omeopatia (che ogni buon chimico vede come il fumo negli occhi), alle acque in bottiglia, allo zucchero (sapete la differenza tra zucchero bianco e zucchero bruno?). Il libro è un prontuario che insegna a leggere le etichette, ma che può anche essere un salvavita, come salvavita sono, ci stupisce l’autore, alcuni esplosivi. Eh, già, perché a volte crogiolarsi in fasle credenze è come pretendere di usare una mappa di Roma quando ci si trova a Milano: esercizio forse divertente, ma che può essere fatale a chi si è veramente perduto.

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Salute e Società. Tra scienza e pseudoscienza: lo streaming

Il 25 Ottobre 2018, presso il Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo, si è concluso il primo CNMP workshop dal titolo “Salute e Società. Tra scienza e pseudoscienza”. Tanti i relatori: il Prof. Dobrilla, il Prof. Fuso, il Dr. De Vincentiis,  il Prof. Cappello, il Prof. Burioni, il Dr. Saia, il Prof. Bonaccorsi, il Dr. Cartabellotta, il Dr. Mercadante, ed io stesso.

In Figura 1 si riporta il programma completo col titolo degli interventi.

Figura 1. Programma dettagliato del Workshop

Obiettivo dell’evento è stato quello di avvicinare il mondo accademico alla società civile per far comprendere in cosa consista il lavoro scientifico e in che modo poter riconoscere le fake news (o bufale, che dir si voglia). Tra i partecipanti oltre a professionisti di ogni settore, anche tantissimi studenti (Figura 3).

Figura 2. Il pubblico di studenti e professionisti intervenuti al Workshop

È stata una grande soddisfazione vedere un numero così elevato di studenti. Questo vuol dire che anche le menti più giovani sono curiose ed hanno voglia di apprendere i meccanismi attraverso cui si possono riconoscere le pseudoscienze così da poter dare esse stesse un contributo attivo alla lotta contro maghi, imbonitori e truffatori.

L’evento è stato condiviso in diretta streaming dalla pagina facebook della C1Vedizioni.

Qui di seguito trovate i filmati caricati sul mio canale YouTube personale delle singole presentazioni. Nello stesso canale potete anche trovare lo streaming completo nel caso aveste voglia e tempo di (ri)vivere tutte le emozioni e gli errori tecnici che, inevitabilmente, accompagnano l’organizzazione di un evento complesso come un Workshop.

Introduzione della Dr.ssa Tocci e intervento del Prof. Giorgio Dobrilla

 Medicina insolita nell’era 2.0

Intervento del Prof. Silvano Fuso

Chimica buona e chimica cattiva

Intervento del Dr. Armando De Vincentiis

Scienza e autoinganni

Intervento del Prof. Roberto Burioni

I vaccini, la scienza e le bugie

Intervento del Prof. Francesco Cappello

Il ruolo dell’anatomia umana nella battaglia contro la pseudoscienza

Intervento del Prof. Gugliemo Bonaccorsi

Prevenire le bufale con l’Health Literacy

Intervento del Dr. Nino Cartabellotta

Miti, presunzioni ed evidenze: un mix di ingredienti e le fake news sono servite!

Intervento del Dr. Sergio Saia

Le bufale scientifiche sul frumento e sui derivati

Intervento del Dr. Francesco Mercadante

Incubatori di devianze. Il linguaggio dei social network tra paradossi, cattiverie e mondi impossibili

Intervento Prof. Pellegrino Conte e conclusioni

La chimica contro le bufale

I patrocini

L’evento ha ricevuto il patrocinio morale dell’Università degli Studi di Palermo (UNIPA), del Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF), del Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali, della Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie (AISSA), della Società Italiana di Chimica Agraria (SICA), della Associazione Italiana di Ingegneria Agraria (AIIA), della Società Italiana di Pedologia (SiPE), della Società Italiana di Scienza del Suolo (SISS), del CICAP Puglia, della Fondazione GIMBE, della Società Italiana di Biologia Sperimentale (SIBS), dell’associazione dei Biologi Forensi (BIOFOR), dell’Associazione Studentesca Agraria Palermo (ASAP) e Intesa Universitaria (Figura 3).

Figura 3. Loghi delle Società ed Associazioni che hanno dato il patrocinio morale al Workshop “Salute e Società. Tra scienza e pseudoscienza”

 

Frammenti di chimica è su “La medicina in uno scatto”

Grazie a Domenico Posa per la bella intervista che mi ha fatto per il suo blog “La medicina in uno scatto”. Si tratta di un blog scientifico, che potete trovare a questo link, dedicato alla corretta divulgazione medica. Ho conosciuto Domenico (anzi il Dr. Posa) ai convegni CNMP organizzati da Cinzia Tocci della C1Vedizioni (la casa editrice che ha pubblicato il mio “Frammenti di chimica”) e ho subito apprezzato la sua professionalità. Trovate il testo dell’intervista corretta qui sotto.

https://lamedicinainunoscatto.it/2018/10/intervista-al-prof-conte/?fbclid=IwAR0eSFpMeN57-Yyi7uo3ZUIwwnCmUfABcP6ynefXVTyBQkyYlyPayXserGo#

Il Workshop “Società e Salute: tra scienza e pseudoscienza” sui giornali

Il 25 Ottobre 2018 si è concluso il primo CNMP Workshop dal titolo “Società e Salute. Tra scienza e pseudoscienza”. Obiettivo dell’evento è stata la sollevazione del mondo scientifico contro la diffusione delle pseudoscienze. Spettatori attenti, non solo professionisti di ogni settore, ma anche studenti. Ed è proprio a questi ultimi che il Workshop è dedicato. Bisogna fornire proprio ai più giovani gli strumenti adatti per riconoscere le fake news o bufale che si presentano ovunque: dai siti web alla carta stampata.

Diversi gli interventi tra cui quello del Dr. Nino Cartabellotta presidente dell’Osservatorio GIMBE. La sua lezione è stata oggetto di un articolo su LiveSicilia

Uno dei temi toccati si riassume in queste parole del Dr. Cartabellotta: “Siamo cresciuti nella cultura dell’aneddoto, quello che fa notizia è il sensazionalismo del trattamento straordinario e non i risultati della ricerca media”.

In attesa del montaggio dei filmati relativi ad ogni intervento, si può avere un sunto della lezione del Dr. Cartabellotta al link della redazione di LiveSicilia qui.

 

Omeopatia, scienza e linguaggio

Oggi sul nostro canale scientifico abbiamo parlato del significato delle parole prese dal linguaggio scientifico e decontestualizzate. Tra gli esempi abbiamo discusso di omeopatia,  pratica pseudoscientifica che, nonostante lo sviluppo scientifico occorso negli ultimi 300 anni, viene ancora presa in considerazione come valida alternativa alla  pratica medica che fa uso del metodo scientifico per la cura di patologie più o meno gravi. Di omeopatia ho già scritto sia nel mio libro (Frammenti di Chimica. Come smascherare falsi miti e leggende) che in una serie piuttosto cospicua di articoli in questo blog (qui).

Fonte dell’immagine di copertina: https://www.telegraph.co.uk/news/health/alternative-medicine/8844461/Parents-face-inquiry-for-treating-son-with-alternative-medicine.html

Numeri, numerielli e numericchi: la qualità dei dati scientifici (aggiornamenti alla Parte II)

Interessante. Oggi parlavo con un collega che evidentemente sta seguendo i miei post sul blog, in particolare questi sugli errori, e mi faceva notare che anche io non sono esente da errori nel riportare correttamente le cifre significative di cui ho parlato qui. Dovrei stare attento quando giudico gli altri e scrivo certe cose perché io stesso sono suscettibile delle medesime critiche. Sono d’accordo. Anzi aggiungo che sono assolutamente d’accordo. Ma proprio per questo devo guardare anche a me stesso.

Ho controllato nei diversi lavori che ho pubblicato, avendo come traccia solo che si trattava di un lavoro degli inizi della mia carriera. In effetti è così. L’ho trovato. Si tratta di: Zena, Conte, Piccolo (1999) GC/ECD determination of ethylenethiourea residues in tobacco leaves, Fresenius Environmental Bulletin 8, 116-123. Si tratta di un lavoro in cui sono stati ricercati i prodotti di degradazione, anzi del prodotto di degradazione, di un fungicida usato nella coltivazione del tabacco. Le tabelle incriminate sono quelle che potete vedere in Figura 1 e Figura 2.

Figura 1. Tabella 1 con il numero non corretto di cifre significative
Figura 2. Altra tabella con errori nelle cifre significative

Si tratta di errori del tutto analoghi a quelli che ho denunciato nella Parte II di questo reportage.

Non è certo un caso che la rivista che ha accettato questo lavoro abbia un impact factor di 0.673 per il 2017/2018. In effetti una qualsiasi altra rivista più quotata quasi sicuramente non avrebbe fatto passare un lavoro con questi errori così evidenti. La qualità di questa rivista è valutabile al seguente link Fresenius Environmental Bulletin.

La Figura 3 mostra come si posiziona negli anni Fresenius Environmental Bulletin nei vari quartili che sono utilizzati per la valutazione della qualità di una rivista scientifica.

Figura 3. Posizionamento dei Fresenius Environmental Bulletin negli anni

Per i non addetti ai lavori, ogni rivista viene posizionata in un quartile in base all’importanza della rivista stessa. Il quartile più importante è indicato come Q1, poi a scalare ci sono Q2, Q3 e Q4. Le riviste che si posizionano in Q1 sono quelle più accreditate (Nature e Science, tanto per essere chiari), mentre più alto è il valore del quartile, meno importante è la rivista in cui si decide di pubblicare. Il codice dei colori riportato in Figura 3 mostra che Fresenius Environmental Bulletin per il 2017 si trova in Q4 per il settore Environmental Science e Q3 per i settori Pollution e Waste Management and Disposal.  La posizione migliore che questa rivista aveva nel 1999 era Q2 per Waste Management and Disposal.

Come fa una rivista a scendere così in basso nel posizionamento dei quartili? Uno dei motivi è che accetta lavori come il mio con errori così evidenti che non consentono agli stessi di far crescere la rivista in cui sono pubblicati.

Le quotazioni di una rivista crescono con la qualità dei lavori che essa accetta e pubblica. Lavori di bassa qualità non permettono alla rivista di essere catalogata tra quelle importanti per un determinato settore scientifico.

Volete sapere quale è stato l’impatto di questo mio lavoro nella comunità scientifica? Lo potete vedere nella Figura 4 che è ricavata dallo screenshot della mia pagina Google Scholar (qui).

Figura 4. Impatto del lavoro su Fresenius Environmental Bulletin nella comunità scientifica

Come vedete, dal 1999 ad oggi il lavoro è stato citato solo sei volte. In quasi venti anni sei citazioni sono davvero poche. Solo come confronto, nella Figura 4 è riportato anche l’impatto (in numero di citazioni) di altri due miei lavori. Evidentemente la qualità dei dati sperimentali descrivibile attraverso l’uso scorretto delle cifre significative riflette la qualità complessiva del lavoro che non è risultato utile alla comunità scientifica relativa al mio settore.

Devo ancora trattenermi in quel che dico o scrivo perchè alcuni ritengono che sottolineare il pressapochismo che sovente si nota nel riportare le cifre significative sia insignificante o, addirittura, sbagliato? No.
Anche io posso sbagliare, ma l’importante è stato imparare dai miei errori, non certo non commetterne mai. Anzi, sono molto grato al mio collega che ha avuto la costanza e la pazienza di andarsi a scaricare tutta (sic!) la mia produzione scientifica, leggere un bel po’ di lavori ed andare a spulciare nei meandri delle mie pubblicazioni se eventualmente ci fosse da segnalare al sottoscritto la presenza di sbagli, anche in pubblicazioni di quasi venti anni fa. Di questo lo ringrazio perchè la mia memoria non è così ferrea.
Ma, anche, questo mi permette di dire che tutti commettiamo errori e che non bisogna mai abbassare la guardia di fronte alla sciatteria scientifica se si ha la volontà di crescere e migliorare professionalmente.

Fonte dell’immagine di copertinahttps://saluteuropa.org/scoprire-la-scienza/chi-supervisiona-la-qualita-delle-pubblicazioni-scientifiche/

I linguaggi della scienza

E’ con grande piacere che presento oggi l’apertura del canale Youtube dedicato alla scienza e al suo linguaggio:

I linguaggi della scienza

Cercherò di pubblicare con una certa frequenza interventi sulle bufale scientifiche e sulle manipolazioni dei dati e del linguaggio che spesso si trovano in giro. Come sicuramente è ormai risaputo i social sono lo strumento ideale per poter propagare una serie di bugie e male interpretazioni su argomenti scientifici che poi generano paure, comportamenti scorretti e letture non adeguate.

In questo sarò aiutato da Francesco Mercadante,  specialista in analisi del linguaggio (la sua presentazione professionale qui), con cui cercheremo di approfondire un tema, una parola, una questione sia dal punto di vista scientifico che da quelli delle aree semantiche  e delle strutture che vengono utilizzate.

Nel primo video parliamo di zucchero e delle bufale che girano attorno a questo argomento:
https://www.youtube.com/channel/UCwv3omA6MEJRKOnOYErEfsg

Buona visione!

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