Osservatorio Buona Sanità

 

È con enorme piacere che informo i miei lettori di avere avuto il grande onore di essere stato incluso nel Comitato Scientifico dell’Osservatorio Buona Sanità.

Cos’è l’Osservatorio Buona Sanità?

Si tratta di un progetto finalizzato non solo alla corretta divulgazione scientifica ma anche alla raccolta di informazioni relative alla buona pratica medica che viene eseguita in tutti gli ospedali e che, purtroppo, riceve sempre una bassa visibilità mediatica.

Oggi è diventato fin troppo facile evidenziare solo le notizie che inseguono la pancia della gente solo per vendere una copia o avere un click in più in grado di portare un ritorno economico ai giornali (o pseudo tali) che pretendono di fare corretta informazione. Meno facile, invece, è sentire degli episodi di buona sanità di cui io stesso nella mia vita sono stato testimone. E mi riferisco ai reparti oncologici dell’Ospedale civile di Caserta e del Sant’Eugenio di Roma il cui personale ha aiutato noi familiari nella cura e nel sostegno verso il loro ultimo viaggio (so di essere molto pomposo ma mi serve per mantenere la freddezza mentre scrivo) prima mio padre (Ospedale civile di Caserta) e poi mia madre (Sant’Eugenio di Roma).

Sono onorato di essere incluso nel Comitato Scientifico dell’Osservatorio Buona Sanità anche perché sono l’unico chimico in mezzo a tantissimi medici ai quali dovrò chiedere molto aiuto per la comprensione dei testi di carattere medico che verosimilmente mi troverò a leggere e commentare. A oltre trenta anni di distanza probabilmente si realizza il sogno dei miei genitori che avrebbero desiderato avere un figlio medico, professione alla quale mi sono sempre opposto nel momento stesso in cui è nata in me la passione per la chimica (che io ricordo risalire ai tempi della prima liceo – correva l’anno 1982 – quando ebbi tra le mani la prima edizione della Chimica di Mario Rippa). Respirare aria medica non fa di me un medico, ovviamente. Ma essere parte dell’Osservatorio Buona Sanità è quanto di più vicino alla medicina io possa ritenere di essere giunto, considerando la mia passione e la mia propensione per la chimica.

A questo punto non mi resta altro da fare che invitarvi a visitare la pagina web dell’Osservatorio Buona Sanità che potete trovare qui sotto (basta cliccare sull’immagine)

e la pagina facebook che trovate qui sotto (cliccare sull’immagine)

 

 

 

 

Frammenti di chimica su Amazon

Una gradita sorpresa.

Ho appena scoperto che da qualche settimana il mio “Frammenti di chimica. Come smascherare falsi miti e leggende” è disponibile anche su Amazon oltre che sul sito dell’editore (qui). Se avete voglia di fare e/o di farvi un regalo per approfondire il modo con cui si può usare la chimica per smascherare i luoghi comuni più diffusi, ora esiste anche il canale Amazon che potete raggiungere cliccando sul pulsante qui sotto:

Non mi resta altro che ringraziarvi per la fiducia che continuate ad accordarmi leggendo sia questo blog che la mia pagina Facebook oltre che augurarvi una buona lettura.

La chimica contro le bufale

 

Il mio amico Giorgio Castiglioni mi ha fatto una  intervista pubblicata su “La casa dei libri”.  L’oggetto è la chimica per smascherare le bufale. Buona lettura

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Pellegrino Conte è professore ordinario di chimica agraria all’Università di Palermo ed è autore o coautore un ragguardevole numero di articoli pubblicati su riviste accademiche. Al lavoro di insegnamento e di ricerca, ha aggiunto un’attività di divulgazione in rete per far conoscere la scienza e per smentire affermazioni infondate. Questo obiettivo ha anche il suo libro Frammenti di chimica che ho recensito per il numero 54 di “Mah” (qui).

Come è nato questo tuo impegno nella divulgazione?
La mia attività di divulgazione è nata per caso. Avevo un mio profilo privato in Facebook che nel 2015, per motivi che non mi sono mai stati chiari ma certamente legati al mio smanettare spericolato, fu trasformata in pagina. Mi chiesi cosa potevo fare di una pagina Facebook che, per finalità, è destinata a contenuti e audience diversi da quelli tipici di un profilo privato e decisi che potevo condividere con altri delle curiosità scientifiche; quelle curiosità che, in genere, non si leggono su pagine e siti per lo più dedicati alle avventure spaziali e alla fisica. Nacque così la pagina Rino Conte in cui mi occupavo principalmente di curiosità chimiche. In realtà usavo (ed ancora uso) la pagina anche per mettere on line le informazioni meno tradizionali che di solito sono argomenti dei miei corsi. È così, per esempio, che ho fatto delle note sul meccanismo Grotthuss e sull’effetto Mpemba [continua…]

 

Cosa sbagliano i divulgatori scientifici di professione

Non lo faccio spesso, ma qualche volta ci sono articoli da altri blog che mi colpiscono molto favorevolmente. Questa volta condivido tutti i contenuti che Andrea Grignolio riporta in un suo articolo su Wired in merito al significato di “divulgazione scientifica” ed a cosa c’è di sbagliato nelle azioni dei divulgatori scientifici di professione.

Devo dire che tra i cosiddetti divulgatori professionisti è nato un nuovo sport (non so se diventerà una disciplina olimpica) che può essere indicato come “tiro al Burioni”.

Come nota il Prof. Grignolio nel suo articolo, oggi, più che concentrarsi sull’efficacia della comunicazione, che dipende in primis dal contenitore in cui il messaggio è veicolato, dal target a cui il messaggio è diretto (ovvero a chi si intende comunicare) e dal contesto storico culturale del momento, i cosiddetti comunicatori professionisti si concentrano “sullo stile [comunicativo di Burioni] in modo strumentale per attaccare l’autore del messaggio, confondendo cioè il messaggio con il messaggero”. Ciò che, quindi, appare è un indebolimento del messaggio che gli stessi comunicatori intenderebbero veicolare.

Ma non vi tedio più di tanto. Vi invito, invece, a leggere l’articolo completo al link qui sotto. Buona lettura.

https://www.wired.it/scienza/medicina/2019/01/14/critici-burioni-comunicazione-scientifica/

Fonte dell’immagine di copertina (qui)

Frammenti di Chimica, patto per la scienza e riflessioni

 

Ho appreso dalla casa editrice di “Frammenti di Chimica” che il mio libro è stato il più venduto del 2018.

È stata la mia prima esperienza divulgativa al di fuori dei circuiti scientifici per addetti ai lavori ed è stata una sorpresa anche per me apprendere che, per l’anno appena trascorso, tantissimi lettori hanno deciso di intraprendere la lettura di un testo semi divulgativo di chimica. Ho scritto “semi divulgativo” perché mi sono reso conto io stesso che la lettura del libro non è esattamente immediata e di facile comprensione per chi non ha già una preparazione matematica, chimica e fisica di base. In effetti, occorre tanta pazienza per superare certi scogli di cui mi sono reso conto solo dopo la pubblicazione.

In ogni caso, in un mondo in cui la parola “chimica” incute timore (anche all’università accade questo), sapere che ci sono state (e spero ancora ci saranno) persone che hanno letto un libro in cui la predetta parola campeggia indisturbata nel titolo, è stata una grande soddisfazione.

Mi sono convinto (ma è una mia opinione legata molto al mio ottimismo intrinseco) che la grande diffusione di allarmismi “chimici” attraverso le casse di risonanza dei vari social e blog pseudoscientifici presenti in rete, è dovuta ad una minoranza molto rumorosa di personaggi dubbi in cerca di notorietà e di facili gratificazioni economiche. Questi personaggi, facendo leva sulle paure ancestrali presenti in ognuno di noi, innescano dei meccanismi di diffusione delle notizie pseudoscientifiche che seguono le classiche dinamiche dei fluidi.

Cosa voglio dire?

Immaginate di trovarvi in una piazza affollata di gente; siete uno accanto all’altro in uno spazio molto ristretto. Immaginate ora che in un punto indistinto della piazza affollata qualcuno, per scherzo, urli “al fuoco”. Cosa pensate possa accadere? Accade che la maggioranza delle persone attorno a colui che grida “al fuoco” si guarderanno attorno per capire cosa accade; alcuni – pochi – cominceranno a fuggire, ma, data la calca, non potranno muoversi agilmente e cominceranno a spingere via le persone attorno a loro. Queste ultime spingeranno via le persone immediatamente vicine e così via come in un domino impazzito.

L’analogia tra “folla in preda al panico” e “dinamica dei fluidi” è stata veramente studiata. Se ne volete sapere di più basta cliccare qui oppure qui, se desiderate leggere lo studio originale.

Ma il punto non è questo

Nel mio esempio, la piazza affollata è il web; la persona che grida “al fuoco” è l’individuo che, per motivi che al momento non mi interessa indagare, divulga notizie false in merito, per esempio, ai vaccini (qui); la folla che si muove concitata siamo tutti noi che veniamo spinti disordinatamente in tutte le direzioni da quei pochi che si fanno prendere dalle loro paure.

Il risultato finale, come  il movimento incontrollato della folla soggetta all’isteria collettiva, è la diffusione incontrollata delle notizie pseudoscientifiche.

C’è un modo per proteggerci dalla confusione dovuta a panico ed allarme ingiustificati?

La risposta a questa domanda è: sì. Come è possibile arginare il movimento isterico di una folla in preda al panico attraverso un cordone di persone che mantengono la calma e ne consentono un fluire ordinato e non casuale, allo stesso modo è possibile arginare la diffusione della pseudoscienza, del panico e dell’allarme sociale incontrollato attraverso l’azione di persone che mantengono dritta la barra del timone della razionalità.

Siamo tutti noi, addetti ai lavori, che dobbiamo far fronte comune contro l’isteria collettiva innescata da pochi “facinorosi”, che possono occupare anche posizioni di rilievo, che gridano irrazionalmente “al fuoco”.

Ci stiamo riuscendo? Non ci stiamo riuscendo? Quello che vedo è che un gruppo molto ampio di persone che include sia scienziati di fama internazionale (penso, per esempio, a Enrico Bucci, Roberto Burioni, Pier Luigi Lopalco e tanti altri che ora non sto ad elencare) che giornalisti di indubbio valore etico (e qui penso per esempio a Gerardo D’Amico, Elio Truzzolillo, Francesco Mercadante e molti altri ancora che non sto ad elencare) si stanno compattando intorno a quella che ho definito “barra del timone della razionalità” per tentare di mettere un freno agli allarmi sociali ingiustificati e arginare la deriva pseudo scientifica che sembra aver caratterizzato il nostro paese negli ultimi anni.

130 scienziati contro le fake news scientifiche

È alla luce dell’obiettivo comune legato non solo alla corretta divulgazione scientifica, ma anche alla corretta concezione di cosa sia la scienza, che 130 scienziati hanno firmato un documento contro le fake news sempre più frequenti sui vaccini. Trovate l’appello qui sotto:

Vaccini e corretta informazione scientifica

Il patto per la scienza

È per lo stesso motivo che il Prof. Burioni, assieme ad un nutrito gruppo di altri scienziati, si è fatto fautore di un patto con la politica per la corretta concezione della scienza. Questo patto non è aperto solo agli addetti al settore ma a tutti. Tutti quelli che vogliono aderire possono inviare un messaggio a info@medicalfacts.it indicando il loro nome e cognome. Qui sotto il patto per la scienza

Il Patto trasversale per la scienza, che mette d’accordo Grillo e Renzi

Conclusioni

Perché sono partito dal risultato di vendite del mio libro (per il quale devo ringraziare tutti voi che mi avete dato fiducia) per fare delle riflessioni sulla diffusione incontrollata di fake news? Semplicemente perché sono rimasto sorpreso io stesso da questo risultato che mi ha comunicato l’editore della C1Vedizioni.

Voi che mi seguite da qualche anno sia su questo blog che sulla mia pagina Facebook, spinti dalla voglia di conoscere meglio certe curiosità chimiche, magari anche solo per criticarmi e puntare il dito contro le sciocchezze che posso aver scritto,  avete deciso di leggere il libro che ho scritto.

Vi ho convinto? Non vi ho convinto? Ho avuto tanti riscontri positivi ed anche alcuni riscontri negativi. Quello che spero, però, è che la lettura di “Frammenti di Chimica” abbia almeno fatto venire dei dubbi a quelli di voi che rappresentano la frangia più difficile da convincere in merito alla pseudo scienza di cui si sono finora nutriti.

E devo ringraziare ancora una volta tutti voi per aver voluto fare di me un piccolo anello della catena che serve a tener ferma “la barra del timone della razionalità”.

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Fonte dell’immagine di chiusura (qui)

Un nuovo scoop

 

di Enrico Bucci e Pellegrino Conte

Il Tempo, che in questi giorni ci ha abituato ai suoi rilanci in tema di sicurezza di vaccini, riporta oggi a pagina 6 l’ennesimo articolo a firma dell’ex senatore e presidente dell’ordine dei biologi D’Anna, che ancora una volta ritorna a modo suo sulla questione della sicurezza vaccinale.

Il titolo recita così:

Ecco lo studio segreto sui vaccini

Segreto? Davvero? Trattasi di un lavoro così segreto da essere stato pubblicato nel 2013 su una rivista scientifica ad accesso libero, cosiddetta “OpenSource” (PlosOne), scaricabile qui; una presentazione da parte del dott. Pellegrino, uno degli autori, è presente pure sul sito di EpiCentro (AIFA), qui.

Giusto per essere chiari, al tempo della pubblicazione l’articolo fu ampiamente condiviso dalla comunità scientifica, è citato ed è ben noto a chi lavora nel settore.

Di cosa parla la pubblicazione? Di uno dei possibili effetti collaterali della vaccinazione, la cosiddetta ADEM, encefalomielite acuta disseminata, che può insorgere in soggetti probabilmente predisposti a seguito dell’esposizione ad antigeni diversi (non necessariamente quelli presenti in un vaccino). Ricordiamo che i vaccini sono farmaci, e come tali non son esenti da effetti collaterali (anche se per esempio molti di meno dell’aspirina).

Peraltro, nel lavoro di PlosOne gli autori onestamente ammettono che lo studio:

“suffers from lack of rigorous case verification due to the weakness intrinsic to the surveillance databases used”

Per chi non avesse dimestichezza con l’Inglese, vuol dire che i dati riportati nel lavoro vanno presi con le pinze.

In ogni caso, a dar retta agli autori dello studio cui fa riferimento l’ex senatore nel suo articolo di oggi sul Tempo, si parla di 205 e 236 casi di encefalomielite acuta disseminata riportati nel periodo 2005-2012 in due diversi database che contengono tutti gli eventi avversi da vaccino registrati negli USA e in Europa.

Ed ecco che qui si comincia a capire: poche centinaia di casi (di cui ancor meno fatali), in tutte le nazioni occidentali, in un periodo di 8 anni, su un insieme che contiene dati, a detta degli stessi autori, di questa dimensione:

“information on adverse events having occurred in over one billion people”

ovvero informazioni ottenute su più di un miliardo di persone.

Cosa vuol dire questo? Vuol dire che su oltre un miliardo di persone che hanno denunciato almeno un evento avverso, sono stati rilevati solo 441 casi di encefalomielite acuta disseminata. In altre parole, l’evento avverso preso in considerazione si presenta nello 0.0000441 % dei casi di evento avverso – circa 4-5 persone ogni 10 milioni di persone che hanno denunciato almeno un evento avverso.

Naturalmente, come è ben noto le persone che hanno riportato negli anni almeno un evento avverso da vaccino sono una piccola minoranza del totale dei vaccinati; per cui la domanda che sorge spontanea è quella relativa a quanti eventi di encefalomielite acuta disseminata si osservano sul totale dei vaccinati (non su quelli che riportano eventi avversi).

La risposta è contenuta in un apposito studio, che potete trovare qui: su un campione di 64 milioni di dosi vaccinali (di tutti i tipi di vaccini), si sono osservati 8 casi di encefalomielite acuta disseminata.

Sono tanti? Sono pochi?

Andiamo un attimo sulla pagina dell’ISTAT (qui). Si può vedere che nel 2016, per l’Italia, l’incidenza di incidenti domestici è stata di circa l’1.1 %. Questo numero vuol dire che su mille persone che svolgono una qualche attività domestica, 11 subiscono un qualche incidente più o meno grave.

Non è difficile a questo punto comprendere che fare una qualsiasi attività casalinga sia molto ma molto più pericoloso rispetto al rischio di incorrere in encefalomielite acuta disseminata dopo un qualsiasi vaccino.

Ma lasciamo stare le casalinghe: qual è la probabilità di morire colpiti da un fulmine in Italia? Ogni anno, secondo i dati disponibili, 10-15 persone muoiono per fulminazione (come riportato anche qui), che come abbiamo visto sono molte di più di quelle che rischiano di prendersi una encefalomielite acuta disseminata dopo un vaccino (considerando il numero di dosi di vaccino somministrate ogni anno in Italia). Aspettiamo quindi di vedere su “Il Tempo” il pubblicato quindi un articolo di cui ci sentiamo di suggerire il titolo: “Studio segreto sui fulmini”.

A questo punto si potrebbe obiettare che, sebbene il rischio di subire incidenti domestici o quello di essere fulminati siano molto maggiori dei rischi discussi da Il Tempo nell’articolo di oggi, essi sono rischi inevitabili, mentre la vaccinazione è comunque in linea di principio un atto che avviene per scelta del legislatore o dell’individuo.

Consideriamo allora la più blanda forma di trattamento volontario possibile, uno di quelli che abbiamo spesso entrambi criticato per la sua base pseudoscientifica: qual è il rischio di eventi avversi connesso all’assunzione di una pillola omeopatica, un prodotto cioè completamente privo di principi attivi e che in linea di principio dovrebbe essere assolutamente innocuo? Qui, per esempio, si riporta che circa 3 persone su 100 possono sperimentare effetti avversi anche molto gravi e potenzialmente letali, dovuti ad esempio all’allergia al lattosio delle pillole omeopatiche.

In conclusione: lancereste un allarme mettendo in guardia le persone dal bere acqua, perché l’acqua fresca può a volte avere effetti letali?

Link alla pagina di Enrico Bucci (qui)

Vaccini e corretta informazione scientifica

Enrico Bucci scrive (link originale):

“Oltre a quanto scritto dai biotecnologi di ANBI e da 14 società scientifiche riunite in FISV (che rappresenta nel suo insieme più di 7000 ricercatori), arriva una nuova, pesante presa di posizione sulle analisi di CORVELVA, pagate fra l’altro dall’ordine nazionale dei biologi e pubblicate in prima pagina dal quotidiano il Tempo, da parte di un nutrito gruppo di professori e medici Italiani che risiedono nel nostro Paese o all’estero.

Sono oltre 130 ricercatori, più di 130 scienziati che il mondo ci invidia. Tra di loro c’è per esempio chi è riuscito a trovare il modo di guarire i malati di leucemia, chi ha dedicato la vita allo studio del funzionamento dei nostri neuroni, chi ha introdotto nuove terapie per i tumori solidi, chi ha rigenerato la pele di un bambino con una rara malattia genetica partendo da cellule staminali, chi è sulla frontiera della genetica molecolare; l’elenco è troppo lungo per continuare, ma si può ben dire che tutti insieme portano alta la bandiera della ricerca italiana nel mondo. Tutti insieme, hanno scritto una lettera per dire poche, semplici cose: non credete a chi, per la necessità di raggiungere quanti più lettori possibile e accumulare click, va dietro alle finzioni di chi ha bisogno di dimostrare una tesi precostituita, per la propria stessa esistenza o perchè interessato in altri modi. La ricerca e il controllo sui vaccini sono cose troppo serie per lasciarle nelle mani di chi intende finire sui giornali soffiando sulle paure dei cittadini”.

Qui sotto c’è l’appello dei 130 scienziati italiani.

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La salute dei cittadini passa anche attraverso la corretta informazione. Questa affermazione, apparentemente ovvia, è stata ancora una volta contraddetta dalla pubblicazione di notizie, rilanciate in prima pagina da un quotidiano nazionale, che, senza controllare i fatti e la reputazione di chi presume di averli analizzati sperimentalmente, ha recentemente sollevato il caso di una presunta non conformità di alcuni lotti vaccinali. Senza alcun rispetto per i lettori ha dato credito ad analisi che, per quanto finora trapelato, non hanno nulla di scientifico, trasparente, riproducibile [continua…]

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Fonte dell’immagine di copertina: James Gathany Content Providers(s): CDC • Public domain da Wikimedia Commons

Agricoltura biodinamica sì, agricoltura biodinamica no

Oggi è Natale e sono felice di poter fare gli auguri di buone feste a tutti i miei lettori. La divulgazione, però, non si ferma. Da quando ho pubblicato i miei articoli sul biologico e la biodinamica (li potete leggere qui, qui, qui e qui) e, assieme ad Enrico Bucci, le 7 domande ai firmatari della lettera sulla libertà della scienza (qui) a cui non abbiamo mai ricevuto risposta, ho ricevuto tutta una serie di attacchi ad personam che cercavano di screditare la mia serietà scientifica invece di entrare direttamente nel merito delle questioni che ponevo. Ne volete qualche esempio?

Un certo Gary Ricupero (nome falso, ovviamente, come falso è l’indirizzo e-mail, da cui manda il messaggio, che si rifà al noto attore Gary Cooper) scrive in risposta al post in cui invito a leggere la lettera della Professoressa Cattaneo in merito all’agricoltura biologica le seguenti parole:

>Intanto mi mangio una bella insalata biodinamica e mi prendo un bel farmaco omeopatico contro l’influenza come faccio con successo da 20 anni, alla faccia di Conte<

Un tale che si firma chepalle (anche lui scrive da un indirizzo e-mail falso) scrive in risposta alle 7 domande:

>“…mi sembra, quindi, fuor di dubbio che per poter essere certificati occorre usare pratiche magiche.. “, che coglionate che spara. Perché invece non si occupa di provette e di chimica anziché invadere campi che non le competono e che non può comprendere? Perché non se ne resta a cuccia un po’?<

Come vi dicevo questi sono solo alcuni esempi di persone che io catalogo tra le frotte di imbecilli di echiana memoria e che evidentemente non devono vivere molto bene se sentono la necessità di nascondersi dietro nomi falsi per scrivere idiozie (e forse neanche sanno che quando scrivono nel blog appare l’indirizzo IP del computer che usano, per cui sarebbe anche facile raggiungere le loro vere identità se uno ne avesse voglia e tempo).

Uno che sente il bisogno di scrivere che continuerà a mangiare prodotti da agricoltura biodinamica e ad usare rimedi omeopatici come se a me importasse qualcosa, deve essere veramente un idiota. Uno che dice ad un docente di chimica agraria che l’agricoltura biodinamica non gli compete, deve essere uno che, se è laureato, deve aver seguito un percorso didattico in cui non ci deve essere stato molto spazio per la razionalità.

Come ho sempre detto, il mio scopo col blog e la pagina Facebook non è quello di convincere nessuno. Ognuno è libero di fare tutte le scelte alimentari che vuole. Quello che mi importa, invece, è che queste scelte vengano fatte consapevolmente non sulla base di pseudo-scienza.

La biodinamica secondo l’Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie

Perché sto scrivendo questo post? Certamente non per informarvi sui retroscena di quanto scrivo ma per farvi conoscere il documento ufficiale in merito all’agricoltura biologica stilato dalla Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie (AISSA), l’unica associazione scientifica di area agraria accreditata presso il Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR). Si tratta di una associazione che riunisce tutte le società che a diverso titolo si occupano di agraria, incluse la Società Italiana di Chimica Agraria (SICA) di cui sono membro e la Società Italiana di Scienze del Suolo (SISS) di cui, dal primo Gennaio 2019, sarò componente della IV Divisione “Ruolo Ambientale e Sociale del Suolo”.

Il documento a cui faccio riferimento lo potete trovare a questo link oppure cliccando sulla figura qui sotto.

Scrive l’AISSA:

>La comunità scientifica nazionale che si occupa di agricoltura, attraverso l’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (AISSA), ritiene che per favorire la conoscenza di un’agricoltura di qualità, per la tutela del territorio, il rispetto dell’ambiente e per un consumo consapevole sia necessario fare chiarezza su questi temi, per contribuire ad una corretta divulgazione scientifica e per far progredire le conoscenze, affinché l’intera società civile ne tragga giovamento, recuperando un po’ di quella consapevolezza del valore della terra e del settore primario andata perduta negli ultimi decenni. Il nostro dovere civico di agire per una corretta divulgazione scientifica e per il trasferimento tecnologico impone anche una precisazione relativa alla distinzione tra tecniche agronomiche basate su risultati sperimentali o su deduzioni di principi scientifici, che fanno parte del patrimonio dei produttori biologici e le pratiche esoteriche che caratterizzano il metodo produttivobiodinamico”. Queste ultime, sebbene suggestive, non hanno trovato ad oggi fondamento scientifico.<

Ho volutamente evidenziato in grassetto e sottolineato l’ultima parte del paragrafo. L’agricoltura biodinamica si basa su pratiche “magiche” che non hanno alcun fondamento scientifico.

Badate bene, sebbene io ne abbia scritto in passato e continuerò a riportarlo, quanto indicato nel documento di cui ho messo il link è stato scritto dall’Associazione delle Società che si occupano di Agraria. Questo significa che la comunità scientifica che si occupa a qualsiasi titolo di agraria è unanime. Non ci sono divisioni o controversie. Quando i biodinamici insistono nel dire che anche la comunità scientifica è divisa in merito alla pratica biodinamica, stanno affermando il falso e la prova è proprio nel documento che avete appena letto. Certo, ci può essere qualche pseudo-scienziato nella comunità di coloro che si occupano di agraria, ma – appunto – si tratta di qualche poveraccio che probabilmente vuole avere visibilità.

Aspetto ora che le frotte di imbecilli scrivano che i componenti della AISSA debbano dedicarsi a campi di cui sono competenti. Sono sicuro che qualche imbecille affetto dalla sindrome di Dunning-Kruger lo possa veramente pensare e verosimilmente scrivere da qualche parte.

L’AISSA e l’agricoltura biologica

Nello stesso documento l’Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie evidenzia tutti i limiti dell’agricoltura biologica: 1. minore produttività che implica prezzi più alti e uso di una maggiore quantità di suolo per produrre lo stesso ammontare di alimenti (la riduzione della produttività agricola comporterebbe di concerto maggiori importazioni con impatto notevole sull’economia nazionale); 2. “biologico” non è sinonimo di sostenibilità dal momento che, per esempio, si può verificare un accumulo pericoloso di metalli tossici, come il rame, nei suoli sottoposti a certe particolari coltivazioni come i vigneti; 3. le pratiche biologiche possono essere utili in alcuni settori, ma non in altri come, per esempio, la coltivazione dei cereali che sono prodotti che, se non adeguatamente protetti da attacchi di funghi e batteri, sono assolutamente inutilizzabili per l’alimentazione umana a causa della presenza di micotossine.
In altre parole, l’AISSA auspica una maggiore attenzione per la ricerca scientifica che deve aiutare a superare i problemi anzidetti. In particolare,

>anche l’agricoltura biologica dovrà […] utilizzare al meglio le potenzialità che il miglioramento genetico sta offrendo, senza rifiuti preconcetti, e impiegare genotipi di varietà vegetali e razze animali più produttivi, rustici, resistenti e resilienti.<

Fate attenzione a quanto evidenziato in grassetto e sottolineato: l’AISSA non è contro gli OGM in agricoltura e non esiste alcuna controversia nel mondo scientifico in merito alla pericolosità degli OGM. Del resto che i lavori che descrivono la pericolosità degli OGM siano opinabili lo ha già evidenziato Enrico Bucci in uno dei suoi post (qui).

Conclusioni

Cosa aggiungere? Niente oltre che la coesistenza di attività agricole differenti sia possibile ed auspicabile dopo aver valutato opportunamente il rapporto costi/benefici di ognuna di esse. In altre parole, non si può pensare al biologico come alla panacea di ogni male, ma bisogna applicare attività integrate che, in qualche modo, mettano insieme tutti i vantaggi delle varie pratiche agricole (che è quanto auspicato anche dai firmatari della lettera al Parlamento italiano di cui ho parlato qui).

Fonte dell’immagine di copertina (qui)

Il futuro dell’agricoltura non è nel bio

 

Per una volta uso il mio blog per dar voce ad un documento che un certo numero di imprenditori agricoli e colleghi accademici, alcuni dei quali conosco personalmente, ha sottoposto all’attenzione dei nostri rappresentanti nel Parlamento della Repubblica. Si tratta di un documento che evidenzia tutti i limiti della cosiddetta agricoltura biologica, in cui ricade anche quella pratica esoterica che viene indicata come agricoltura biodinamica di cui ho parlato anche qui nelle famose sette domande ai firmatari della lettera aperta sulla libertà della scienza, alle quali Enrico Bucci ed io attendiamo ancora risposta.

Di agricoltura biologica, nel mio piccolo, ho discusso anche io in due documenti (qui e qui), uno dei quali era la lettera della Professoressa Cattaneo in risposta alle farneticazioni scritte da Michele Serra, noto giornalista italiano.

Nel documento inviato ai parlamentari, i firmatari (a cui mi sono appena aggiunto anche io) evidenziano come la migliore pratica agricola sia quella ottenuta dall’integrazione di tutte le migliori tecnologie al momento disponibili. Non voglio fare lo spoiler di questo documento che invito a leggere e firmare qui o cliccando sulla figura sottostante.

 

Lettera dalla Professoressa e Senatrice Elena Cattaneo

Quando scrivo nel blog cerco di fare chiarezza su argomenti di cui penso di capire qualcosa. Non mi aspetto di avere successo. In genere non so a quante persone arrivi il mio messaggio e se esso sia più o meno chiaro. Ho il polso della situazione solo se c’è un contatto diretto attraverso lo scambio di messaggi che sostituiscono l’interazione faccia a faccia che normalmente ho con gli studenti nella mia attività didattica. Molte volte mi scrivono persone che sono più esperte di me in un dato argomento e mi correggono. A queste persone sono molto grato perché non faccio altro che imparare cose nuove, esattamente come imparo, anno dopo anno, in che modo insegnare le mie materie dal confronto diretto con gli studenti.

Non mi sarei mai aspettato che il breve articolo in cui ho confutato alcune sciocchezze scritte dal Sig. Serra, giornalista votato alla difesa dell’agricoltura biologica e biodinamica ma senza avere basi scientifiche, sarebbe stato letto addirittura dalla Professoressa e Senatrice della Repubblica Elena Cattaneo.

Questa l’immagine della lettera arrivatami dal Senato della Repubblica

La risposta molto articolata della Professoressa Cattaneo è una lezione utilissima per comprendere in che cosa consista il lavoro di uno scienziato.

Uno scienziato non dice cose a caso inseguendo la pancia delle persone come fa il giornalista Serra.

Uno scienziato serio prima di scrivere/parlare studia e si documenta. Ogni sua affermazione è seguita da uno o più riferimenti così da fare in modo che il lettore possa rifarsi alle fonti originali e verificare per proprio conto le argomentazioni di chi scrive.

Serra, approfittando della sua posizione dominante in seno al giornalismo italiano, si permette di scrivere in modo superficiale tutto quello che gli passa per la testa usando affermazioni generaliste e parole prese dalla comunicazione scientifica da cui sottrae ogni possibile significato.

Come riportavo nel mio articolo (qui), non ci vuole molto a scrivere sciocchezze in poche righe. Ci vuole molto lavoro, dedizione e fatica per confutare le sciocchezze scritte da chi intende essere il “masaniello” della pancia dell’opinione pubblica.

La risposta della Professoressa Cattaneo alle argomentazioni di Serra è la prova di quali siano i sacrifici  che uno scienziato deve affrontare quando una persona  senza  alcuna autorevolezza  scientifica afferma delle corbellerie.

Al link qui (o anche cliccando sull’immagine sotto) le argomentazioni dettagliate della Professoressa Cattaneo al giornalista Serra.

Invito tutti a leggerle e diffonderle.

Fonte dell’immagine di copertina: archivio personale

 

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