Le frodi scientifiche ovvero quando la scienza produce le “bufale” – II –

Le frodi scientifiche ovvero quando la scienza produce le “bufale”

La “scienza” è un complesso corpo di conoscenze attraverso le quali si cerca di comprendere i meccanismi alla base del comportamento del mondo nel quale noi ci muoviamo. Essa si fonda su delle regole precise che costituiscono quello che viene comunemente indicato come “metodo scientifico”.

Semplicisticamente, il metodo scientifico consiste nell’osservazione dei fatti, nella formulazione di ipotesi che possano spiegare i fatti osservati, nell’usare l’ipotesi per predire il comportamento di ciò che si osserva, nel riprodurre l’osservabile per capire se l’ipotesi è verosimile oppure no, nel rigettare l’ipotesi se essa viene falsificata dagli esperimenti condotti per comprenderne la validità.

La solidità del binomio “scienza/metodo” si fonda sulla onestà intellettuale di tutti gli “attori” che sono chiamati alla costruzione delle conoscenze scientifiche. La cattiva condotta scientifica, ovvero la disonestà intellettuale, si realizza quando:

1. Dati e risultati sperimentali vengono fabbricati ad hoc
2. Dati, procedure sperimentali e macchinari vengono manipolati scientemente per cambiare od omettere volutamente parte delle prove ottenute
3. Idee, dati, risultati sperimentali e spiegazioni altrui vengono usati consapevolmente senza le opportune citazioni delle fonti
4. La documentazione atta alla verifica della validità delle ipotesi formulate viene scientemente tenuta nascosta o, peggio ancora, distrutta.

Non viene considerato come “cattiva condotta scientifica” l’involontario errore commesso nella realizzazione degli esperimenti e nella interpretazione degli stessi.

Il cattivo comportamento di pochi elementi oltre a generare riprovazione in tutti coloro che sono assetati di conoscenza, può indurre la costruzione di una pseudo scienza che, facendo leva sul “confirmation bias”, è in grado di scatenare orde di fanatici che pensano di poter apportare contributi di un qualche tipo avendo solo letto in modo superficiale trattati scientifici divulgativi. Gli esempi più eclatanti sono gli antivaccinisti che basano le loro opinioni su uno studio di Wakefield pubblicato su The Lancet qualche anno fa e successivamente ritirato dagli editori quando realizzarono che egli aveva falsificato (non nel senso Popperiano) i suoi dati sperimentali, oppure i fautori del metodo Stamina che basano le loro opinioni su un metodo ideato da un professore di scienze delle comunicazioni, tale Vannoni, risultato alla prova dei fatti un truffatore che approfittava dei drammi personali di intere famiglie.

Nel mondo della comunicazione attuale fa, purtroppo, più notizia, ovvero ha maggiore impatto mediatico, l’eccezione piuttosto che la regola. Infatti, a fronte di una moltitudine di scienziati che adottano il corretto codice etico che impone l’onestà intellettuale, è sempre la minoranza disonesta che fa il rumore maggiore e che getta discredito sulla scienza.

Per fortuna il binomio scienza/metodo è in grado di “autoriparazione”. Nel momento in cui dati sperimentali vengono resi pubblici, essi diventano oggetto di attenzione da parte dell’intera comunità scientifica. Quest’ultima si muove per verificare la validità di ciò che è stato pubblicato così da far emergere eventuali errori volontari o involontari. Nel caso in cui venga evidenziata cattiva condotta scientifica, gli studi vengono ritirati e gli autori severamente puniti.

Gli esempi appena citati, ovvero i casi Wakefield e Vannoni, sono solo due famosi casi di cattiva condotta scientifica. Solo qualche anno fa, all’inizio del XXI secolo, è assurto agli onori delle cronache (scientifiche e non) tale Jan Hendrik Schön.

Nato nel 1970 in Germania, Schön si occupava di fisica dello stato solido ed in particolare di nanotecnologia. In una serie di studi, più di una quindicina, pubblicati sulle prestigiose riviste Nature e Science, Schön si diceva scopritore di un nuovo tipo di transistor molecolare di natura organica. L’impatto tecnologico di un tale tipo di scoperta sarebbe stato sicuramente notevole dal momento che avrebbe consentito la miniaturizzazione di tantissimi apparati elettronici sia per applicazioni ingegneristiche (per esempio in ambito spaziale) che medico. Grazie ai suoi studi Schön ricevette numerosi premi e fu preso in considerazione anche per il Nobel. Tuttavia, come già riportato, la scienza, grazie all’applicazione corretta del metodo scientifico, è in grado di “autoripararsi”. La sedicente scoperta di transistor organici molecolari fece in modo che ricercatori di tutto il mondo si applicassero per comprenderne il funzionamento. Immediatamente fu chiaro che qualcosa non andava per il verso giusto. Fu evidenziato che grafici relativi ad esperimenti diversi pubblicati su riviste differenti erano identici e che erano stati ottenuti ad arte mediante l’uso di opportuni softwares. Schön non fu in grado di giustificarsi ed aggravò la sua posizione affermando, prima, che aveva fatto un banale errore di “copia/incolla”, poi, asserendo (quando gli fu esplicitamente chiesto di far analizzare i propri dati in modo indipendente) di aver cancellato dal proprio hard disk i suoi dati per esigenze di spazio. Appurata la frode scientifica, Schön fu licenziato dai Bell Laboratories presso cui era stato assunto, perse il proprio dottorato di ricerca per cattiva condotta scientifica, e tutti i suoi studi pubblicati su Science e Nature furono ritirati.

Come in ogni storia dal lieto fine, il crimine (anche quello intellettuale legato alla cattiva condotta scientifica) non paga.

Letture consigliate

http://medbunker.blogspot.it/2009/11/vaccini-wakefield-vaccini-autismo-e.html

http://medbunker.blogspot.it/2013/09/staminali-vannoni-capitolo-chiuso-ora.html

http://www.nature.com/news/2002/020923/full/news020923-9.html

http://www.americanscientist.org/bookshelf/pub/physics-and-pixie-dust

http://www.science20.com/science_20/jan_hendrik_schön_world_class_physics_fraud_gets_last_laugh_whole_book_about_himself

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Jan_Hendrik_Schön

 

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