Marketing e Chimica: quando la pseudo scienza prende il sopravvento

Devo dire che molte volte me le vado a cercare.
Letteralmente.
Mi piace camminare e mi piace leggere le etichette dei prodotti esposti in vetrina, soprattutto se si tratta di alimenti o prodotti per la pulizia. Mi lascia sempre esterrefatto quanto poco il marketing faccia per elaborare slogan che siano un minimo rispettosi delle conoscenze scientifiche. In questa breve nota voglio puntare l’attenzione su marketing e chimica.

Nelle mie peregrinazioni alla ricerca di perle di saggezza pseudo scientifica, mi capita talvolta di entrare nei negozi biologici. Sì, quei negozi col “bio” in evidenza perché “fa bene”. Secondo i creduloni new age il “bio” fa bene alla salute. Secondo me, che sono un credulone scientifico, fa bene alle tasche di chi vende. La foto di copertina ne è una prova lampante.

In uno dei negozi di una nota catena “bio” cosa trovo? Un caffè biologico. Passi per il biologico che è una pratica agronomica sostenibile, benché io abbia le mie idee al riguardo. Ma leggere nell’etichetta che questo caffè è decaffeinato ad acqua senza l’uso di solventi chimici e quindi è naturale, mi sembra veramente troppo. È una offesa personale per tutti quelli che vanno a scuola e cercano di imparare i rudimenti di una qualsiasi materia scientifica.

Mi piacerebbe chiedere ai produttori di questo caffè: “ma secondo voi, l’acqua che cos’è? Non è un prodotto chimico e non è il solvente per eccellenza?”

Sono sicuro che i signori mi risponderebbero che l’acqua è sicuramente più naturale dei solventi organici, dimostrando una profonda ignoranza in due modi distinti. Da un lato, l’acqua che noi beviamo non è naturalmente pura. Noi abbiamo bisogno di sanificarla perché altrimenti essa potrebbe essere veicolo di micro organismi patogeni per l’uomo con la conseguenza di possibili epidemie o anche pandemie.
Ho già scritto una nota al riguardo al seguente link.

Insomma, l’acqua che noi usiamo come alimento non è certo come essa sgorga dalle sorgenti, ma è trattata. E sono sicuro che anche l’acqua usata per la decaffeinizzazione lo sia. Il secondo punto che denota profonda ignoranza è che sono anni che il caffè non viene più decaffeinato con solventi organici. Oggi, proprio per evitare residui seppur minimi di solventi organici, il caffè viene decaffeinato con anidride carbonica supercritica. Si tratta di un particolare stato della materia per cui questa molecola che a temperatura ambiente è un gas, in condizioni particolari di pressione e temperatura diventa qualcosa a metà fra un liquido ed un gas. In queste condizioni, l’anidride carbonica estrae la caffeina con una efficienza superiore a quella di un qualsiasi solvente organico. Il vantaggio è che, quando si torna nelle condizioni di pressione e temperatura atmosferici, tutto il solvente super critico si allontana e non ne rimane traccia alcuna.

Morale della storia. Se volete divertirvi a leggere stupidari chimici, andate a passeggiare in uno qualsiasi dei negozi “bio” in giro per l’Italia. Ne troverete delle belle. In ogni caso il marketing sconclusionato, secondo me, è molto dannoso. È vero che il business prevede di fare soldi, ma non dovrebbe mai essere a discapito dell’etica che dovrebbe imporre la diffusione di informazioni corrette.

Per saperne di più:

Il processo di decaffeinizzazione

5 risposte a “Marketing e Chimica: quando la pseudo scienza prende il sopravvento”

  1. Salve, sono in assoluto accordo con le sue parole scritte.
    Mi permetto però di dirle che vi sono ancora aziende anche in Italia che usano ancora Diclorometano e Acetato di Etile.
    Io, mi occupo di caffè ma non sono un chimico, sono portato a pensare che il sistema ad Acqua sia il meno qualitativo, proprio per una serie di motivazioni:
    -l’acqua usata è a temperature abbastanza elevate (60°) a contatto con il caffè verde per 10-12 ore;
    -l’acqua non è selettiva ed in questo modo estrae quasi tutte le sostanze cbe devono poi essere reimmesse nella struttura cellulare del chicco, dopo che tramite i filtri a carbone attivo la Caffeina viene separata dalle sostanze, ma ahimè le sostanze non sono immesse nella stessa posizione originaria e questo abbasserà notevolmente la qualità dell’estrazione una volta tostato.
    -il diclorometano e Acetato hanno un punto evaporazione, mi pare intorno ai 40-45° (ben al di sotto delle temperature che si raggiungono in tostatura, 200°).
    Grazie comunque per aver dato voce ad un tema a me molto caro.

    1. Grazie per queste preziose informazioni. Devo dire che utilizzare ancora etilacetato e diclorometano quando c’è a disposizione una tecnologia molto più sicura, secondo me, che è quella della CO2 supercritica, non è molto opportuno. Ma evidentemente alcune aziende preferiscono spendere di più in sistemi di controllo e smaltimento di rifiuti piuttosto che usare altri tipi di accorgimenti più sostenibili sotto l’aspetto ambientale. E non sto considerando i potenziali pericoli per i lavoratori del settore che sono esposti a tali sostanze.

  2. Sarei curioso di conoscere questo rivoluzionario metodo e la sua efficacia. Dato che l’acqua è polare mentre la caffeina apolare e per effettuare un estrazione con una resa “decente” ci voglia un solvente con proprietá chimiche simili alla molecola da estrarre.

    1. Gabriele, in un altro commento Gianluca ha inserito un link che riporta al meccanismo di estrazione della caffeina con acqua. In pratica il punto focale è far passare il caffè trattato con acqua calda su un letto di carbone attivo che trattiene la caffeina. Il problema che io voglio sollevare con quanto ho scritto è che ormai i solventi organici non vengono più usati per decaffeinare. Si utilizza la CO2 supercritica. Il messaggio che passa leggendo l’etichetta è che i caffè in commercio non sono buoni perché possono contenere residui di solventi. Il che non è vero

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