Sempre più spesso mi capita di leggere articoli di divulgazione scientifica che iniziano con una frase che mi fa rabbrividire: “Lo dice la scienza”.
È una frase apparentemente rassicurante, che suona razionale, moderna, definitiva.
Eppure, è una frase profondamente sbagliata – non per cavilli linguistici, ma perché travisando la natura della scienza finisce per indebolirla.
Vediamo perché.
La scienza non è un soggetto che parla
La scienza non è una persona, né un’istituzione che emette verdetti.
Non “dice” nulla nel senso in cui parlano un giudice, un prete o un politico.
La scienza è un metodo:
- per formulare ipotesi,
- raccogliere dati,
- costruire modelli,
- testarli,
- correggerli o abbandonarli.
Quando diciamo “lo dice la scienza”, stiamo facendo una personificazione indebita, come se esistesse una voce unica e autorevole che pronuncia sentenze.
In realtà parlano gli scienziati, i dati, gli esperimenti, le analisi statistiche — e lo fanno con gradi diversi di incertezza.
La scienza non produce verità assolute
Uno degli errori più gravi contenuti in quella formula è l’idea implicita che la scienza fornisca verità definitive.
Ma la scienza funziona esattamente al contrario:
- ogni risultato è provvisorio,
- valido entro un certo contesto,
- sempre aperto a revisione.
Quando dici “lo dice la scienza”, stai in realtà dicendo: “Questa affermazione non è discutibile”. Ed è una frase anti-scientifica.
Tradizione filosofica e scienza
Per secoli la tradizione filosofica ha difeso la visione geocentrica dell’universo, ovvero che la Terra fosse al centro dell’universo.
Poi arrivò Galileo Galilei, con osservazioni empiriche che non tornavano.
Non vinse perché “aveva fede”, ma perché:
- mostrò dati,
- li rese pubblici,
- accettò il confronto (anche quando era rischioso).
Più tardi, Isaac Newton formulò leggi che sembravano descrivere l’universo in modo definitivo. E per due secoli la scienza diceva che fossero esatte.
Finché non arrivò Einstein.
Nel mondo scientifico si cambia spesso idea, ma non per capriccio, semplicemente perché funziona così: nuovi dati e nuove esperienze permettono di migliorare i modelli presenti per spiegare nuove osservazioni e superare i limiti di quelli precedenti.
“Lo dice la scienza” è un argomento ad autoritatem mascherato
Usare questa formula nel dibattito pubblico equivale spesso a dire:
- “Non discutere”
- “Non fare domande”
- “Fidati e basta”
È lo stesso meccanismo retorico di:
- “Lo dice la Chiesa”
- “Lo dice la Legge”
- “Lo dice l’esperto”
Ma la scienza non chiede fiducia cieca.
Chiede:
- controllo,
- replicabilità,
- spirito critico.
Quando diventa un’autorità indiscutibile, smette di essere scienza e diventa scientismo.
Cancella il dissenso scientifico
In quasi tutti i campi reali della ricerca:
- esistono risultati non perfettamente concordi,
- modelli alternativi,
- interpretazioni diverse degli stessi dati.
Dire “lo dice la scienza” al singolare:
- fa sparire il dibattito,
- delegittima il dissenso onesto,
- confonde il pubblico.
Il dissenso non è un difetto della scienza: è il suo motore. Ma l’errore non è solo concettuale. È anche comunicativo.
È comunicativamente controproducente
Paradossalmente, questa formula:
- rafforza chi già diffida della scienza,
- fa sembrare il metodo scientifico una nuova religione,
- allontana chi vorrebbe capire, non credere.
Chi sente “lo dice la scienza” spesso pensa: “non posso fare domande, allora non è scienza.” Ed è una reazione comprensibile.
Come dirlo meglio
Esistono alternative molto più corrette e anche più oneste:
- “I dati disponibili indicano che…”
- “Secondo le evidenze sperimentali attuali…”
- “Nel quadro teorico oggi più robusto…”
- “La maggior parte degli studi converge su…”
- “Con le conoscenze attuali, questo è il modello migliore”
Sono frasi meno perentorie, ma più forti, perché non fingono certezze che la scienza non promette.
Conclusione
Dire “lo dice la scienza” è sbagliato perché trasforma un metodo critico, fallibile e dinamico in un’autorità dogmatica.
La scienza non ha bisogno di essere difesa come un dogma.
Ha bisogno di essere capita. Ed è solo quando la raccontiamo per ciò che è – uno strumento imperfetto ma potentissimo – che può davvero aiutare la società a prendere decisioni migliori.


